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SHIMAH

(vocabolo del Popolo Navajos= “Spirito della Terra”)

 

–                   In memoriam di uno dei tanti Totem interprete della spiritualità dei Nativi americani.

Elkin definisce il totemismo “una filosofia che considera uomo e natura come un tutto unico” ed inoltre osserva che “fornisce un’espressione tangibile e visibile del rapporto dell’uomo con la divinità”. Karsten sostiene che il totemismo autentico si riscontra solo fra i Nativi americani, gli aborigeni australiani ed in alcune regioni dell’India e dell’Africa. Burndt evidenzia che il totem ed il sogno sono inscindibili, i totem “univano l’umanità al mondo non empirico, costituendo una solida base per la fede nell’unità essenziale fra l’uomo e l’ambiente naturale”. Nel “Tempo del Sogno” l’umanità e la natura sono tutt’uno.

La struttura si sviluppa utilizzando due componenti: l’inferiore, ricavato da una vetusta essenza d’olivo, l’Albero della Vita, l’altro utilizza l’essenza di una robusta acacia. La scelta di due diversi legni non è stata affidata al caso, bensì è stata ricercata e dilatata per realizzare un’agognata simbiosi dei contrasti votati ad esaltare l’anima della scultura: l’olivo ha una colorazione tendente al grigio, (qui attenuato con un velo di gomma lacca per assumere un aspetto più caldo e coinvolgente), e interpreta linearità e desiderio di elevazione, mentre l’acacia, fibra quanto mai dura, tenace, ostica, vanta un aspetto più scuro ma reca su di sé quelle vistose tracce degli anni e delle stagioni che si sono esibiti scavando solchi e creando vuoti.

I primi si presentano ad interpretare i vari “s e n t i e r i” dell’esistenza umana, ognuno ricco di gioie, di sofferenze, di ricerche, di sogni, di delusioni ma anche di afflati di emotività, di profonda elaborazione interiore; ecco il motivo di una colorazione più intensa avente lo scopo ultimo di suscitare una emotività più caratterizzante.

La base è stata studiata a forma di delta (d) la quarta lettera dell’alfabeto greco che, nella simbologia corrente, indica il numero quattro (4): esso per i Nativi americani simboleggia i 4 elementi fondamentali: terra – acqua – aria – fuoco, scaturisce da qui il titolo dell’opera: “ S h i m a h”. la sua spiritualità qui trova esaltazione nel vuoto, vistoso e profondo, che l’attraversa.

La struttura superiore, invece, ha assunto con la sua forma bizzarra aspetti zoomorfi e talassici sorprendenti: a sinistra si nota il capo di un bisonte; venerato da tutti i Nativi americani, da esso si dipartono vari solchi, i famosi “s e n t i e r i” che costituiscono il percorso di vita di ogni singolo essere, essi poi fluiscono in un vuoto enorme che richiama alla memoria il famigerato e pauroso “M a e l s t r ö m” (v. A. E. Poe), che originava gli oscuri e giganteschi gorghi dei Mari del Nord: al loro attivo hanno sulla coscienza la sparizione di bastimenti e vite umane in quantità impressionante, letteralmente inghiottiti e spariti.

Continuando nella lettura notiamo in alto emergente come una forza indomita di redenzione, il capo di un’aquila, la cui orbita risulta vuota perché abituata alla penetrante trasparenza delle grandi altezze e alla assoluta imperiosità della luce. Essa fa riferimento alla rinascita e alla volontà di elevazione, è fiera e tenace come lo spirito dei vari Popoli che un tempo lontano abitavano l’America. E qui la memoria rivolge un pensiero ammirato ai vari: Navajos, Crow, Winnebago, Mohicani, Choctaw, Shawnee, Seminole, Cheyenne, Apache, Pawnee, Pima, Sioux, Irochesi, Mahawk, Nez Percé, Comanche e tanti altri ancora cui non mi soccorre il ricordo.

Il grande vuoto centrale caratterizza anche il forte travaglio interiore dell’umanità lungo il tortuoso sentiero dell’esistenza e, come il “Maelström”, può inghiottire e distruggere, qualora non si tengano in considerazione e quindi seguiti gli insegnamenti degli Avi, carichi di quel peso derivante dalla sofferta esperienza degli anni e che non tutti riusciamo; con onestà di giudizio, a farne patrimonio personale.

Il lato posteriore della scultura, con la sua superficie glabra, fa riferimento allo squallore ed alla devastazione derivante dalla cosiddetta “civiltà” dei coloni e soldati americani, infierita su terre floride, ricche di splendida fauna e di superbe foreste. Il risultato: ruderi, desolazione, ferite inguaribili all’ecosistema, sofferenze inenarrabili e inqualificabili stragi. Il tutto all’insegna del “Progresso”.

Il   b i s o n t e   per i Nativi del Nord America rappresenta il potere soprannaturale, la forza e la tempra indomita. È il   T o t e m   più importante per gli Indiani delle Grandi Pianure, che lo ritengono sacro. I Cree, i Pawnee ed i Sioux considerano il Bisonte Cosmico alla stregua di un nonno, Padre dell’intero Universo. Alce Nero afferma: “Il Bisonte rappresenta l’umanità e l’Universo oltre a mostrarsi generoso con noi offrendoci nutrimento”.

Il   B i s o n t e   B i a n c o   è particolarmente venerato in quanto simbolo di preghiere che son state esaudite e di profezie che si sono avverate.

La pupilla dell’aquila è vuota perché abituata a vertigini di luce e di altezze e il volatile qui si fa partecipe anche di spiritualità e ricerca interiore, di tenace volontà di riuscita.

Ma sull’aquila sarebbe opportuno citare anche le parole del prof. D’Arcy Thompson che recitano: “la complessa mitologia dell’aquila rappresenta una sfida per l’analisi”. Mitologia e simbologia hanno una diffusione a livello universale. Uccello solare per eccellenza, esso è simbolo di tutti gli dei del cielo e del sole, è: ascesa, vittoria, coraggio, orgoglio, forza e istinto spirituale dell’umanità ad elevarsi.

Fra i Nativi americani riveste un’importanza grandissima: è il più grande dei volatili, e il copricapo di penne d’aquila rappresenta il “T h u n d e r b i r d”, il Grande Spirito, messaggero fra la terra e il cielo. Domina le altitudini e il cielo e le sue penne portano fino al Padre Sole i pensieri e le preghiere del popolo. La Tribù delle Aquile si divide in tre sottotribù: Condor – Aquila – Aquila Grigia. In alcuni casi l’aquila bianca può rappresentare l’uomo e quella bruna la donna. Le penne d’aquila sono oggetti sacri usati dagli  Sciamani per ottenere guarigioni, poiché nello sciamanesimo l’aquila incarna il potere del Grande Spirito, la libertà dei cieli e lo stato di illuminazione, comprensione e perfezione, che si raggiunge attraverso l’iniziazione.

La scultura vuol rendersi interprete della mia rispettosa ammirazione per un Popolo speciale, dotato di un’intelligenza schiva e brillante, che adorava nostra Madre Terra e ne esercitava il suo utilizzo in modo parco e attento, permeato dalla civiltà della misura, il tutto vissuto con spiritualità profonda e sincera e con l’umile consapevolezza del piccolo al confronto dell’Immenso, che sfociava in quel ineguagliabile orgoglio di appartenenza che sempre li sosteneva, specie quando erano chiamati ad affrontare prove difficili e definitive, perché allora il loro cuore si incendiava nel ricordo degli Avi ed esplodeva nel generoso canto del coraggio e del sacrificio.

 

–   H a g o o n é   –                                               (addio)

MMVII

Francesco Paolo Danisi