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QUALIBET

* termine latino: per ogni luogo, per qualsivoglia luogo (Plauto, Tibullo, Quintil.)

*      ”       ”    : con ogni mezzo, in ogni modo (Catullo).

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La scultura, per sommi capi, assume l’immagine di un tripode. Anticamente esso costituiva il premio conferito ai vincitori di gare sportive, (particolarmente presso i greci).

L’antica sacerdotessa, votata alla castità, di nome Pizia a Delfi recitava i responsi dell’oracolo di Apollo Pizio seduta su di un tripode.

Nel complesso però viene anche raffigurata una maschera di cafalopode, quindi il tutto si riconnette all’ambiente marino, ai pesci ed a quello che anticamente essi rappresentavano. Tertulliano amava chiamare i cristiani “Pisciculos” (pesciolini) e l’immagine del pesce indicava Cristo nella Chiesa latina. Ne fa fede l’acronimo: I C H T H U S in greco “Jeosus Christos Theou Hjios Soter” che tradotto significa: “Gesù Cristo figlio di Dio Salvatore”.

Sacro e profano, spesso, non possiedono elementi distinti di separazione, specialmente qualora venga presa in esame la sacralità che ha sempre contraddistinto il viatico da cui l’umanità non ha mai potuto scindersi, ritenersene avulsa, nel gestire il difficile rapporto tra i propri bisogni e l’ostilità, l’imponderabile del mondo circostante: sempre veniva invocata e cercata protezione dall’Alto.

La parte opposta dell’opera evidenzia invece la caratteristica precipua del polipo mentre è a caccia, esso è solito assumere un atteggiamento ingannatorio, rilassato ma pronto a ghermire la preda o a rifugiarsi, grazie ad uno scatto velocissimo, in un nascondiglio sicuro.

Sin dalla notte dei tempi le maschere sono usate frequentemente nelle feste e nelle danze rituali.

Queste maschere, in genere, hanno la forma di animali perché possono spaventare e cacciare gli spiriti maligni. Portare una maschera di animale instaura una comunione spirituale fra animale e umano che era propria del Paradiso terrestre. Nersous scriveva: “Vi fu un tempo, si dice, in cui tutto era acqua e oscurità e queste diedero origine e ricetto ad animali mostruosi di forma e specie mista“.

Animali raffigurati a tre zampe possono appartenere all’ambito solare rappresentando il sorgere, il meriggio ed il tramonto del sole. Un altro valore simbolico corrisponde al potere che si estende sulla terra, sull’aria e sulle acque. In antico è stata formulata anche l’ipotesi che le divinità con la testa di animale fossero in origine Animali Totem. In ogni caso le figure composite sono un fenomeno diffuso in tutto il mondo.

Il polipo, come il camaleonte, cambia colore quando è sottoposto a tensione; questa particolarità è segnalata anche da Aristotele, da Plinio il Vecchio e da Eliano ed è pure riferita dagli scrittori medievali secondo i quali si mimetizza, adattandosi all’ambiente circostante, per ingannare la preda o sfuggire ad un attacco.

Osservando l’opera appare evidente l’atteggiamento predatorio, ha già bloccato una murena e si protende minaccioso per intimorire, ma al contempo è pronto a darsi a fuga precipitosa qualora gli sviluppi immediati lo impongano.

La scultura pone in giusta evidenza il movimento fluttuante delle acque che non consente posizioni di statica assoluta, mentre la parte superiore, con il suo aspetto sinistro ci rimanda alle caratteristiche delle maschere rituali.

le cavità orbitali, vuote, si riconnettono a tre precise funzioni: esse infatti interpretano i misteri degli abissi marini, la trasparenza in superficie del liquido elemento e la spiritualità suggerita dalla figura del pesce.

Anche limitandoci soltanto ad esaminare l’elaborato gioco messo in atto dalle venature e dalle marezzature sorge spontanea una considerazione:

“Sotto ogni forma ed a  qualsiasi latitudine il miracolo della Creazione si esprime attraverso le realtà più disparate e riesce ad attingere la fede perché l’ascoso soffio del divino che palpita in noi continui ad alitare sulla rozza aridità della nostra creta”.

MMV

Francesco Paolo Danisi