Pensieri e Parole

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ppPerché questa pagina con “Pensieri e Parole”? In un mio momento di difficoltà una persona, che continuo a scoprire sempre vera amica, mi ha mandato una e-mail che conteneva una delle solite “catene” che quotidianamente ci arrivano e ci fanno “perdere tempo”. Però, questa volta, era diversa, vuoi perché in un momento di difficoltà personale, vuoi perché era una storia “significativa”. Ho capito che a volte le frasi non sono solo un insieme di parole ma anche messaggi importanti! Ecco perché ho deciso di dedicare una pagina, in questo nostro sito, dove saranno inserite frasi, parole, pensieri, storie che … a mio avviso ovviamente … hanno un contenuto “speciale”.

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La vita è un bene perduto se non è vissuta come avresti voluto!        (Eminescu)

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Che ti possa sempre sbocciare un sorriso nel cuore!        (Maciule)

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Soprattutto attraverso i nostri errori impariamo a conoscere noi stessi e a comprendere i nostri limiti.

Solo con tolleranza e coraggio impariamo a vivere con gli altri e a comprendere i nostri destini!   (Maciule)

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La storia dei due vasi

Un’anziana donna cinese aveva due grandi vasi, ciascuno sospeso
all’estremità di un palo che lei portava sulle spalle. Uno dei vasi aveva una crepa, mentre l’altro era perfetto, ed era sempre pieno d’acqua alla fine della lunga camminata dal ruscello a casa, mentre quello crepato arrivava mezzo vuoto.
Per due anni interi andò avanti così, con la donna che portava a casa solo un vaso e mezzo d’acqua. Naturalmente, il vaso perfetto era orgoglioso dei propri risultati. Ma il povero vaso crepato si vergognava del proprio difetto, ed era avvilito di saper fare solo la metà di ciò per cui era stato fatto.

Dopo due anni che si rendeva conto del proprio amaro fallimento, un giorno parlò alla donna lungo il cammino:

“Mi vergogno di me stesso, perché questa crepa nel mio fianco fa sì che l’acqua fuoriesca lungo tutta la strada verso la vostra casa”.

La vecchia sorrise:

“Ti sei accorto che ci sono dei fiori dalla tua parte del sentiero, ma non dalla parte dell’altro vaso? È perché io ho sempre saputo del tuo difetto, perciò ho piantato semi di fiori dal tuo lato del sentiero ed ogni giorno, mentre tornavamo, tu li innaffiavi. Per due anni ho potuto raccogliere quei bei fiori per decorare la tavola. Se tu non fossi stato come sei, non avrei avuto quelle bellezze per ingentilire la casa”.

Ognuno di noi ha il proprio specifico difetto. Ma sono le crepe e i difetti che ognuno ha a far sì che la nostra convivenza sia interessante e gratificante. Bisogna prendere ciascuno per quello che è, e vedere ciò che c’è di buono in lui. Perciò, miei “difettosi” amici, buona giornata e ricordatevi di annusare i fiori dal vostro lato del sentiero … e inviate questo scritto a qualcuno dei (o a tutti i) vostri “difettosi” amici!

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DANZA LENTA

Hai mai guardato i bambini in un girotondo?

Hai ascoltato il rumore della pioggia quando cade a terra?

Hai seguito mai lo svolazzare irregolare di una farfalla ?

Hai osservato il sole allo svanire della notte?

Faresti meglio a rallentare.

Non danzare così veloce.

Il tempo è breve. La musica non durerà.

Percorri ogni giorno in volo?

Quando dici “Come stai?” ascolti la risposta?

Quando la giornata è finita ti stendi sul tuo letto con centinaia di questioni successive che ti passano per la testa?

Faresti meglio a rallentare. Non danzare così veloce. Il tempo è breve. La musica non durerà.

Hai mai detto a tuo figlio, “lo faremo domani?” senza notare nella fretta, il suo dispiacere?

Mai perso il contatto, con una buona amicizia che poi è finita perché tu non avevi mai avuto tempo di chiamare e dire “Ciao”?

Faresti meglio a rallentare. Non danzare così veloce. Il tempo è breve. La musica non durerà.

Quando corri così veloce per giungere da qualche parte ti perdi la metà del piacere di andarci.

Quando ti preoccupi e corri tutto il giorno, è come un regalo mai aperto che gettato via.

La vita non è una corsa. Prendila piano. Ascolta la musica.

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Shay

Ad una cena di beneficenza per una scuola che cura bambini con problemi di apprendimento, il padre di uno degli studenti fece un discorso che non sarebbe mai più stato dimenticato da nessuno dei presenti. Dopo aver lodato la scuola ed il suo eccellente staff, egli pose una domanda:

“Quando non viene raggiunta da interferenze esterne, la natura fa il suo lavoro con perfezione. Purtroppo mio figlio Shay non può imparare le cose nel modo in cui lo fanno gli altri bambini. Non può comprendere profondamente le cose come gli altri. Dov’è il naturale ordine delle cose quando si tratta di mio figlio?”

Il pubblico alla domanda si fece silenzioso. Il padre continuò:

“Penso che quando viene al mondo un bambino come Shay, handicappato fisicamente e mentalmente, si presenta la grande opportunità di realizzare la natura umana e avviene nel modo in cui le altre persone trattano quel bambino.”

A quel punto cominciò a narrare una storia:

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Shay e suo padre passeggiavano nei pressi di un parco dove Shay sapeva che c’erano bambini che giocavano a baseball.

Shay chiese: “Pensi che quei ragazzi mi faranno giocare?”

Il padre di Shay sapeva che la maggior parte di loro non avrebbe voluto in squadra un giocatore come Shay, ma sapeva anche che se gli fosse stato permesso di giocare, questo avrebbe dato a suo figlio la speranza di poter essere accettato dagli altri a discapito del suo handicap, cosa di cui Shay aveva immensamente bisogno.

Il padre si Shay si avvicinò ad uno dei ragazzi sul campo e chiese (non aspettandosi molto) se suo figlio potesse giocare.

Il ragazzo si guardò intorno in cerca di consenso e disse:

“Stiamo perdendo di sei punti e il gioco è all’ottavo inning. Penso che possa entrare nella squadra: lo faremo entrare nel nono.”

Shay entrò nella panchina della squadra e con un sorriso enorme, si mise su la maglia del team.

Il padre guardò la scena con le lacrime agli occhi e con un senso di calore nel petto.

I ragazzi videro la gioia del padre all’idea che il figlio fosse accettato dagli altri.

Alla fine dell’ottavo inning, la squadra di Shay prese alcuni punti ma era sempre indietro di tre punti.

All’inizio del nono inning Shay indossò il guanto ed entrò in campo.

Anche se nessun tiro arrivò nella sua direzione, lui era in estasi solo all’idea di giocare in un campo da baseball e con un enorme sorriso che andava da orecchio ad orecchio salutava suo padre sugli spalti.

Alla fine del nono inning la squadra di Shay segnò un nuovo punto: ora, con due out e le basi cariche si poteva anche pensare di vincere e Shay era incaricato di essere il prossimo alla battuta.

A questo punto, avrebbero lasciato battere Shay anche se significava perdere la partita?

Incredibilmente lo lasciarono battere.

Tutti sapevano che era una cosa impossibile per Shay che non sapeva nemmeno tenere in mano la mazza, tanto meno colpire una palla.

In ogni caso, come Shay si mise alla battuta, il lanciatore, capendo che la squadra stava rinunciando alla vittoria in cambio di quel magico momento per Shay, si avvicinò di qualche passo e tirò la palla così piano e mirando perché Shay potesse prenderla con la mazza.

Il primo tiro arrivò a destinazione e Shay dondolò goffamente mancando la palla.

Di nuovo il tiratore si avvicinò di qualche passo per tirare dolcemente la palla a Shay.

Come il tiro lo raggiunse Shay dondolò e questa volta colpì la palla che ritornò lentamente verso il tiratore. Ma il gioco non era ancora finito.

A quel punto il battitore andò a raccogliere la palla: avrebbe potuto darla all’uomo in prima base e Shay sarebbe stato eliminato e la partita sarebbe finita.

Invece…

Il tiratore lanciò la palla di molto oltre l’uomo in prima base e in modo che nessun altro della squadra potesse raccoglierla.

Tutti dagli spalti e tutti i componenti delle due squadre incominciarono a gridare: “Shay corri in prima base! Corri in prima base!”

Mai Shay in tutta la sua vita aveva corso così lontano, ma lo fece e così raggiunse la prima base.

Raggiunse la prima base con occhi spalancati dall’emozione.

A quel punto tutti urlarono:

“Corri fino alla seconda base!”

Prendendo fiato Shay corse fino alla seconda trafelato.

Nel momento in cui Shay arrivò alla seconda base la squadra avversaria aveva ormai recuperato la palla.

Il ragazzo più piccolo di età che aveva ripreso la palla sapeva di poter vincere e diventare l’eroe della partita, avrebbe potuto tirare la palla all’uomo in seconda base ma fece come il tiratore prima di lui, la lanciò intenzionalmente molto oltre l’uomo in terza base e in modo che nessun altro della squadra potesse raccoglierla.

Tutti urlavano:

“Bravo Shay, vai così! Ora corri!”

Shay raggiunse la terza base perché un ragazzo del team avversario lo raggiunse e lo aiutò girandolo nella direzione giusta.

Nel momento in cui Shay raggiunse la terza base tutti urlavano di gioia.

A quel punto tutti gridarono:

“Corri in prima, torna in base!!!!”

E così fece: da solo tornò in prima base, dove tutti lo sollevarono in aria e ne fecero l’eroe della partita.

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“Quel giorno …” – disse il padre piangendo – “… i ragazzi di entrambe le squadre hanno aiutato a portare in questo mondo un grande dono di vero amore ed umanità.”

Shay non è vissuto fino all’estate successiva.

È morto l’inverno dopo ma non si è mai più dimenticato di essere l’eroe della partita e di aver reso orgoglioso e felice suo padre, non dimenticò mai l’abbraccio di sua madre quando tornato a casa le raccontò di aver giocato e vinto!

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La felicità altrui

Due uomini, entrambi molto malati, occupavano la stessa stanza d’ospedale. A uno dei due uomini era permesso mettersi seduto sul letto per un’ora ogni pomeriggio per aiutare il drenaggio dei fluidi dal suo corpo. Il suo letto era vicino all’unica finestra della stanza. L’altro uomo doveva restare sempre sdraiato. Infine i due uomini fecero conoscenza e cominciarono a parlare per ore. Parlarono delle loro mogli e delle loro famiglie, delle loro case, del loro lavoro, del loro servizio militare e dei viaggi che avevano fatto. Ogni pomeriggio l’uomo che stava nel letto vicino alla finestra poteva sedersi e passava il tempo raccontando al suo compagno di stanza tutte le cose che poteva vedere fuori dalla finestra. L’uomo nell’altro letto cominciò a vivere per quelle singole ore nelle quali il suo mondo era reso più bello e più vivo da tutte le cose ed i colori del mondo esterno. La finestra dava su un parco con un delizioso laghetto. Le anatre ed i cigni giocavano nell’acqua mentre i bambini facevano navigare le loro barche giocattolo. Giovani innamorati camminavano abbracciati tra fiori di ogni colore e c’era una bella vista della città in lontananza. Mentre l’uomo vicino alla finestra descriveva tutto ciò nei minimi dettagli, l’uomo dall’altra parte della stanza chiudeva gli occhi e immaginava la scena. In un caldo pomeriggio l’uomo della finestra descrisse una parata che stava passando. Sebbene l’altro uomo non potesse sentire la banda, poteva vederla, con gli occhi della sua mente così come l’uomo alla finestra gliela descriveva.

Passarono i giorni e le settimane. Un mattino l’infermiera del turno di giorno portava loro l’acqua per lavarsi e trovò il corpo senza vita dell’uomo vicino alla finestra, morto pacificamente nel sonno. L’infermiera diventò molto triste e chiamò gli inservienti per portare via il corpo. Non appena gli sembrò appropriato, l’altro uomo chiese se poteva spostarsi nel letto vicino alla finestra. L’infermiera fu felice di fare il cambio, e dopo essersi assicurata che stesse bene, lo lasciò solo. Lentamente, dolorosamente, l’uomo si sollevò su un gomito per vedere per la prima volta il mondo esterno. Si sforzò e si voltò lentamente per guardare fuori dalla finestra vicina al letto. Essa si affacciava su un muro bianco. L’uomo chiese all’infermiera che cosa poteva avere spinto il suo amico morto a descrivere delle cose così meravigliose al di fuori di quella finestra. L’infermiera rispose che l’uomo era cieco e non poteva nemmeno vedere il muro. “Forse, voleva farle coraggio.” – disse.

Vi è un’immensa felicità nel rendere felici gli altri, anche a dispetto della nostra situazione. Un dolore diviso è dimezzato, ma la felicità divisa è raddoppiata. Se vuoi sentirti ricco conta le cose che possiedi e che il denaro non può comprare. Oggi è un dono, è per questo motivo che si chiama presente!

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MORALE

Un signore va a caccia grossa in Africa e porta con sé il suo cucciolo.

Un giorno, durante una battuta, il cagnolino annoiato si mette a rincorrere una farfalla e, senza accorgersene, si allontana dal gruppo dei cacciatori e si ritrova solo in mezzo alla savana. Ad un tratto scorge un grosso leone che corre veloce verso di lui. Impaurito si guarda intorno e vede poco lontano la carcassa di un grosso animale. La raggiunge e inizia a leccare un osso. Quando il leone sta per attaccarlo il cagnolino dice a voce alta:

“Mmmm, che buon leone mi sono mangiato. Me ne farei subito un altro!”

Il leone si ferma e sentendo quelle parole pensa:

“Che razza di animale sarà??? E se poi faccio la stessa fine di quello lì? Meglio sparire!”

Una scimmia che stava appollaiata su un ramo e aveva assistito a tutta la scena scende dall’albero e dice al leone:

“Ma va là stupido, è tutta una finta. Quella carcassa era già lì da un pezzo. Quello è semplicemente un cane e ti ha fregato!”

Il leone dice alla scimmia:

“Ah sì? Allora vieni con me che andiamo a trovare quel cane e poi vediamo chi mangia!!!”

E si mette a correre verso il cucciolo con la scimmia sulla groppa.

Il cagnolino, che aveva sentito tutto, si rende conto della vigliaccata della scimmia e atterrito si chiede:

“E adesso cosa faccio?”

Ci pensa su un attimo e poi, invece di scappare, si siede dando le spalle al leone e dice a voce alta:

“Quella maledetta scimmia! Mezz’ora fa le ho detto di portarmi un altro bel leone grasso e ancora non si fa vedere!”

A quelle parole il leone, incavolatissimo, mangia la scimmia in un boccone e il cagnolino fugge mettendosi in salvo.

*MORALE: NEI MOMENTI DI CRISI LA FURBIZIA È PIU’ IMPORTANTE DELLA CONOSCENZA.*

CERCA DI ESSERE FURBO COME IL CANE, EVITA DI ESSERE STUPIDO COME IL LEONE, MA NON ESSERE MAI TANTO FIGLIO DI PUTTANA COME LA SCIMMIA!

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Due persone diverse …

Un semplice conoscente, quando viene a casa tua, agisce come un invitato.
un vero amico apre il tuo frigo e si serve.
Un semplice conoscente non ti ha mai visto piangere.
un vero amico ha le spalle temprate alle tue lacrime.
Un semplice conoscente non conosce i nomi dei tuoi genitori.
un vero amico ha i loro numeri di telefono nell’agenda.
Un semplice conoscente porta una bottiglia di vino alle tue feste.
un vero amico arriva presto per aiutarti a cucinare e rimane fino a tardi per aiutarti a pulire.
Un semplice conoscente detesta che tu lo chiami dopo l’orario in cui è abituato ad andare a dormire,
un vero amico ti chiede come mai hai messo tanto tempo a chiamarlo.
Un vero amico si informa della tua romantica storia d’amore,
un semplice conoscente potrebbe fare dell’ironia su questa.
Un semplice conoscente pensa che l’amicizia sia finita dopo una disputa,
un vero amico ti chiama dopo una disputa.
Un semplice conoscente si aspetta che tu sia sempre pronto per lui.
un vero amico è sempre pronto per te.

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Finisce sempre così

Questa è la storia di quattro individui:
Ognuno, Qualcuno, Ciascuno e Nessuno.
Bisognava fare un lavoro importante e si chiese ad Ognuno di occuparsene.
Ognuno era sicuro che Qualcuno lo avrebbe fatto.
Ciascuno avrebbe potuto occuparsene, ma Nessuno lo fece.
Qualcuno s’arrabbiò perché considerava che per questo lavoro Ognuno fosse responsabile.
Ognuno credeva che Ciascuno potesse farlo.
Nessuno si rese conto che Ognuno non avrebbe fatto niente.
Finì che Ognuno rimproverò Qualcuno perché Nessuno fece ciò che Ciascuno avrebbe potuto fare.

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