PALINGENESI
D’impatto l’opera propone due livelli di spessore, ognuno dei quali obbedisce ad interpretazioni diverse. In basso, in conformazione massiccia, esprime la materialità, una sottilizzazione che interpreta la spiritualità la sua ricerca di elevazione; l’anima che cerca i suoi spazi.Nel complesso, accumulo di epoche e gli innumerevoli sbalzi termici, hanno apportato modifiche al suo esistere, incurvandolo e, a guisa di preziosa, antica pergamena, arricciandone la sommità, sfilacciata e già priva di uniformità. La struttura, così composta, si presenta magnificamente a dare dimensione alla mitica figura di un TOTEM ricavato nell’Albero della Vita: l’Olivo. Nel suo piegarsi all’interno cela un sommesso porgersi di luci e dissolvenze e porge, anche esternamente, arabeschi unici cui la natura ha imposto la sua firma. In basso, in centralità appartata, ospita un grande vuoto, una larga vela latina che, a guisa di novella farfalla (simbolo di rinascita, di rigenerazione, di resurrezione) è pronta a dispiegare le ali, a librarsi in alto. Interpreta la nave dei nostri destini, pronta a solcare i mari della Vita. La stessa base su cui insiste la scultura idealizza la cristallina distesa dei mari. La collocazione della vela in basso trova giustificazione nella necessità di accogliere e convogliare le anime verso gli spazi siderali, ove i sentimenti hanno patria. Di fianco un altro vuoto: scomposto, informe, testimonia mancanza di equilibrio, necessità e ricerca di affetti, di pace interiore, di stabilità: si innerva volutamente verso l’alto. Quasi ai bordi della sommità albergano altri spazi disegnati di vuoto, impalpabili come lo sono le anime che sprigionano le intensità del proprio cuore verso l’infinito. Celebrano la spiritualità e l’unità della famiglia, il suo trepido e rigoglioso unirsi. Nella sua solennità esteriore ecco l’integrarsi del TOTEM nel magico abbraccio dell’olivo. Sorridono alle tenerezze che hanno cullato il cammino insieme. La dirompente incisività della vita annovera, a volte, pause solari attraverso le quali stempera conflitti interiori ed ansie d’esistere. E tutto fluisce in un caldo abbraccio di luce. Il tempo perde la sua cognizione incalzante e le ore sorridono immobili rievocando istanti in cui spensieratezza, distensione, amore disegnavano orizzonti felici, unici, perché allora tutto era magico, completo, appagante. Tutta la tenerezza del mondo, in quei momenti, ci sommerge e più sono intensi il nostro sentimento e la voglia di rievocare, più a lungo ci donano dilazioni di infinito. I vuoti evidenziati nella struttura obbediscono allo scopo di incamerare spiritualità e trasporti emotivi. Mentre la luce che li traguarda è per donare soffusa opalescenza interiore alle emozioni che li hanno promossi. La staticità dell’opera è stata deliberatamente cercata ed esaltata per conferire carattere di unicità al contenuto. È la palingenesi, la nostra, cui affido il disperato bisogno di incantare e distrarre i giorni, perché il mio palpito vi sia sempre accanto per sussurarvi: vi voglio bene. V/2001 Francesco Paolo Danisi
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